
Stamattina quando ci alziamo siamo, come ieri nel pomeriggio, senza corrente elettrica e senza l'acqua. Facciamo la colazione, oggi inclusa all'hotel, con aggiunta di una papaya comperata ieri al mercato. Pronti con tutti i bagagli lasciamo l'hotel, ancora senza luce, per andare a prelevare Pesos dal vicino 'cajero automatico' (bancomat) per i prossimi giorni. I prelievi sono limitati a 300'000 Pesos, cioè appena 100 CHF. C'è un solo apparecchio funzionante e devo però fare una lunga fila con alcuni che, non si capisce perché, impiegano più di un quarto d'ora per fare i prelevamenti ... e poi escono brontolanti con la carta in mano.
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Banane a non finire! |
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Trasporto di olio da palma |
Poi con un taxi ci facciamo portare al Terminal dei Bus che si trova fuori città quasi un'ora di viaggio fra l'intenso traffico del mattino. Arriviamo alle 10 proprio mentre il Bus per Aracataca sta partendo. Quando passa la voce di dove vogliamo andare, fermano la partenza per farci salire.
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Con ciclo-taxi a Aracataca |
Una bella fortuna, altrimenti avremmo dovuto attendere due ore per partire con la prossima corsa. Il viaggio è abbastanza tranquillo, anche se incrociamo molti camion.
Sul percorso seguiamo della estensive coltivazione di canna da zucchero, banane e la novità per me sempre più palme da olio.
Tante piantagioni sono ancora giovani ma pare che la tendenza è di abbandonare le banane per le palme da olio. Di passaggio vediamo anche una grande fabbrica di produzione dell'olio
di palma. Dopo due ore raggiungiamo, alle 12:10 l'entrata di Aracataca da dove prendiamo un ciclo-taxi per farci portare alla ricerca di un alloggio. Senza grandi ricerche però perché optiamo per il primo, la Casa del 'Realismo Magico'.
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La scrivania del nonno |
Il nome e i varie ornamenti, esterni ed interni, già ricordano che ci
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Albero secolare nella casa museo |
troviamo nel paese dove nacque Gabriel Garcia Marquez, qui da tutti comunemente e amichevolmente chiamato Gabo. Il premio Nobel per la letteratura 1982, e considerato il più grande e simbolico scrittore colombiano, se non di tutta l'America Latina.
Su una parete all'interno della casa dove alloggiamo è rappresentato l'albero genealogico della famiglia Buendia con i capostipiti Josè Arcadio Buendia e la moglie Ursula Iguaràn.
Per chi ha letto la sua 'opera maestra', ovvero 'Cien años de Soledad' (Cento anni di solitudine), con 24 persone e tre generazioni che vivono assieme nel paese immaginario e magico di Macondo, l'albero genealogico è di grande aiuto. Per maggiori info su Gabo, vedi:
Wikipedia
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Albero di macondo |

Noi usciamo poi subito per andare a a visitare, a due passi la Casa Museo di Gabo. E' però mezzogiorno e il Museo è chiuso fino alle 14. Non ci resta allora andare a fare un frugale pranzo con due aguacates (avocado) e manì (arachidi) comperati al vicino supermercado. sulla Plaza Bolivar di Aracataca. Qui seduti con tanti scolari ed anziani attorno, sembra di vivere la Macondo di Gabo. Stonano però gli scavi in corso, con i grandi macchinari, per rendere, come ci diranno dopo, pedonale la strada principale che passa a lato della chiesa. La visita al museo è una immersione nella vita da giovane di Gabo che qui vi visse con i nonni in questa casa ricostruita esattamente come era a quei tempi. Facendo passare i vari locali e lette le interessanti spiegazioni e aneddoti, mi rendo conto che tanti racconti dei 'Cento anni di solitudine' sono molto affini, almeno per lo spirito, alla sua

giovinezza passata in questa casa con la cura educativa ed emotiva avuta dai nonni con cui visse Gabo. All'uscita del Museo ci chiedono un'intervista a scopi turistici, e poi un poliziotto della Policia de Turismo, dopo averci istruito su come comportarsi per evitare guai, si offre gentilmente per accompagnarci a vedere la casa del telegrafista, dove lavorò il padre di Gabo, e la Estacion del Ferrocarryl (la stazione ferroviaria). Tra l'altro macondo, come ci spiegherà il poliziotto che ci accompagna, è anche il nome di un albero tropicale che cresce solo qui in Colombia e Panamà e ha la
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Passaggio del treno |
forma simile a baobab. Alla stazione una giovane guida ci racconta la storia dell'epoca della 'Macondo' di Gabo mostrandoci e commentandoci le vecchie foto e i vari oggetti esposti. Fra questi un proiettore cinematografico usato a quei tempi. Un po stanchi e assetati ci sediamo a bere una buona limonada al ristorante della stazione. Mentre ci dissetiamo vicini a noi un gruppo di donne prova i costumi per la sfilata del carnevale di domenica prossima. Peccato che la linea ferroviaria non sia più in uso per il trasporto dei passeggeri, ma solo per i treni merci che trasportano il carbone proveniente dalla miniera di La Jagua, di proprietà della Svizzera Glencore, verso il porto di


Santa Marta per essere esportato, prevalentemente in Europa e USA. Ne vediamo passare uno interminabile di ben 150 vagoni e tre locomotrici!. Vedi video. La giuda ci dice che ne passa uno per direzione ogni ora, sia di giorno, sia di notte. Non sarà un piacere per chi ci abita vicino! Difatti la sera trovo su Internet che la popolazione di Aracataca da tempo chiede che la linea sia spostata fuori dalla città, specialmente dopo che un treno fermo in stazione ha bloccato per un'ora il funerale della madre del sindaco; clicca qui per vedere la notizia. Noi ritornati al centro di Aracataca camminiamo in giro ancora un pò per cercare di vivere il magico ambiente di Macondo, senza però grande successo dato il rumore e la puzza causata dal traffico intensivo e caotico; in particolare quello delle moto. Ma oramai i tempi sono cambiati e anche Macondo vive solo nella fantasia … perlomeno del realismo magico di Gabo! A cena ci rifugiamo in un piccolo ristorantino del centro facendoci servire due piatti della cucina locale, vegetariana per Maggie con carne di pollo per me.
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