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06.03.2019: a Villa de Leyva

La Plaza Mayor di Villa de Leyva 
Ci alziamo, rispetto al solito, molto tardi, perché eravamo stanchi dal viaggio-maratona di eri, ma anche per la tranquillità della camera … nessun gallo, nessun cane, nessuna campana e nemmeno il rumore del traffico. Siamo in una vera oasi acustica, ciò che in Colombia è abbastanza raro.  A colazione andiamo al ristorante El Tropical consigliatoci dal dueño del'hotel, Don Pedro. La colazione è semplice e completa, con oltre al solito 'uevo revuelto' anche frutta e pane. Poi mentre il sole splende in cielo partiamo per visitare la famosa, grande e magnifica Plaza Mayor, a quest'ora ancora totalmente vuota.

A spasso fra le Calle
La Plaza più grande della Colombia che fotografiamo in 'lungo e in largo' cercando la prospettiva migliore per rendere visibile al meglio la sua dimensione. Giriamo poi 'a zonzo' fra i quartieri e le varie viuzze tutte ben tenute e curate fino nei minimi dettagli. Fanno spicco i bei patii interni adornati di piante e fiori, in particolare delle multicolori bouganville. Ogni angolo è bello da fotografare ed è difficile scegliere le inquadrature migliori. Peccato solo che, malgrado gran parte del centro è pedonalizzato, circolano e sono posteggiate troppe auto.
Patio interno ben curato
Nel pomeriggio, dopo un veloce spuntino in centro, partiamo a
Siesta in piazza
piedi per visitare, un chilometro fuori della città la 'Casa de barro', (casa di fango o meglio di terracotta) costruita in 15 anni dell'architetto Otavio Mendoza. L'opera è un capolavoro di architettura ecologica (vedi pannelli solari per l'acqua calda), tutto è molto curato e ben concepito anche ergonomicamente. Peccato solo che il costruttore vi abbia abitato, come ci viene detto dall'addetto alla ricezione, per poche settimane.

Oggi è una sorta di Museo da visitare, ammirare e meditare sulle possibili soluzioni da copiare.
Casa de barro (terracotta)
Vista interna
A noi è rimasta sorpresa e una curiosità da ammirare e vivere per poco meno di un'ora per poi continuare la camminato per visitare il Museo e l'osservatorio
Muisca (la cultura precolombiana che abitava questa regione prima dell'arrivo degli spagnoli. La distanza segnalata è di 4 chilometri, ma a metà cammino il cielo si oscura
Rientro sotto la pioggia
Cartello da noi sconosciuto!
e si mette a piovere, prima poco, ma poi  sempre più intensamente, tanto che dobbiamo metterci le mantelline. Non è che servano molto, ma almeno rimaniamo a metà asciutti. Dai calzoni in giù siamo fradici e le scarpe sono come una 'barchetta' piena di acqua. Poi quando arriviamo al Museo troviamo tutto chiuso, non ci rimane che continuare il percorso, ancora di ca 2 chilometri, fino alla strada principale dove per autostop una gentile signora ci prende in auto fino all'entrata di VdL. Ritornati in camera ci facciamo una salutare doccia e cerchiamo di far asciugare i vestiti e le scarpe bagnate. Un'impresa non facile con l'umidità vicina al 100%. A cena facciamo solo due passi al vicino
ristorante 'Carne y olivas', per me la specialità locale l'asado de 'sobrebarriga', un bel pezzo di carne che tradotto letteralmente vuol dire 'sopra pancia', buono ma un po' fibbroso, mentre Maggie opta per un 'pescado alla creolla'.

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